Un passato di studi letterari rende perfetti organizzatori di viaggi. O forse no? La vacanza fai da te dell’umanista, una storia vera.
L’articolo di Alfredo Bruno.
Con la riapertura delle scuole e delle università, per molti umanisti si concludono le ferie e termina l’estate. Ma la vacanza è un momento di vero riposo per il laureato in lettere oppure l’occasione per dare una parvenza di spendibilità pratica all’esame da 6 cfu di epigrafia romana? E poi, diciamolo: che palle parlare l’inglese in viaggio. #EstateItaliana, un’estate di rivincite.
“A noi non serve l’agenzia di viaggi”, con questo grido di battaglia l’umanista si lancia nell’organizzazione. Sceglie fior da fiore per una vacanza fai da te, ma all’insegna della competenza. Il gruppo fiducioso (e spaventato) si adegua.
Ogni destinazione, anche quella più sfacciatamente votata al turismo balneare, deve essere associata almeno ad un museo civico o una chiesa in stile neogotico. Storia dell’arte moderna, secondo anno.
Schivato il pigro piacere dell’accoglienza alberghiera, l’umanista preferisce una più vivace e autentica permanenza nel sottotetto mansardato della quarta generazione di pastori dell’entroterra. Etnografia in atto.
I ristoranti vengono debitamente censiti grazie ai contatti sicuri dei tanti colleghi fuorisede incontrati sui banchi universitari. Ma poi si ricorrere a Tripadvisor come supremo arbiter elegantiae. Collazioni filologiche.
A questo punto arriva la scelta della guida, rigorosamente cartacea. Da Baedeker a Lonely Planet, passando per il più scontato Touring Club, quel libretto rappresenta il lasciapassare verso il viaggio di qualità. Sarà sufficiente una rapida scorsa alle sue pagine mentre i compagni attendono in religioso silenzio, per assumere la camminata sicura e baldanzosa della guida turistica locale. NB Ulteriore voce di risparmio da mettere a bilancio.
Giunti finalmente nell’airbnb distante circa 30 km da ogni punto d’interesse, inizia la vacanza fai da te dell’umanista. È una vita che si prepara a questo momento. Guidando il gruppo di pochi amici sopravvissuti alle fasi organizzative della trasferta, inizia l’anabasi verso le attrazioni cittadine, sotto gli sguardi di anziani seduti di fronte alla porta di casa. Ecco i veri monumenti italiani.
Piazza del Comune, fra i tetti gli escursionisti notano un campanile. L’umanista agitato scorre le pagine della guida, nulla. Ma intanto il gruppo avanza, ignorando la targa dedicata alle due notti del Manzoni nella locanda del borgo, unico vero motivo dell’uscita. Davanti alla facciata della chiesa, con un sospiro di sollievo l’umanista riconosce un romanico severo. Inizia la spiegazione, con moto di braccia e dispiegamento di tecnicismi: lesene e archetti pensili, bifore ammirevoli nella loro fattura, rosone derivativo ma non privo d’interesse, capitelli dorici e, proprio sopra il portale, quello che certamente deve essere un San Giorgio, titolare della parrocchia. Ammirazione diffusa, l’ingegnere meccanico non può che dirsi colpito dal nostro cicerone. Rivalsa.
Felice, l’umanista invita la comitiva ad entrare in chiesa per proseguire la spiegazione. In cuor suo, una sola speranza: che non ci siano targhe, depliant o libretti. Meglio non sapere di quanto ha sbagliato. Mancano solo 4 giorni alla fine della vacanza…