Parlando di santi e di poeti, ci si potrebbe domandare cosa possa metterli in comune. A parte un certo discorso piuttosto famoso… Forse il fatto che siano personcine piuttosto convinte delle proprie idee. Forse il fatto che ne facciano delle brutte statue da comprare nei negozi di souvenir. In realtà non ce l’eravamo chiesti finché non abbiamo ricevuto questo articolo, che ci ha ispirato una risposta per tutti i lettori del blog… per fare gli scrittori, ci vuole un coraggio da santi!
L’articolo di Laura Corsini.
Per me scegliere la strada da seguire nella vita non è stato facile: mi piaceva tutto! Alle superiori avevo scelto lo scientifico, e ho frequentato il classico. Avevo optato per ingegneria all’università, e mi sono laureata in filologia greca. Le persone onnivore e curiose come me faticano a trovare la propria via: sono incostanti, sfuggenti, il loro innamorarsi è breve, seppure intenso. Ciò che interessa loro è imparare, punto. Se potessi, ancora oggi studierei a tempo pieno come quel frate cappuccino che aveva venti o trenta lauree, non avendo fatto altro nella vita che studiare. Per una cosa sola ho una passione diserbante fin dall’età di quattro anni: la scrittura.
La pagnotta
Ma, purtroppo, la pagnotta in tavola bisogna portarla e, una volta conquistato il sudato pezzo di carta, ho cominciato a brancolare nel mondo del lavoro.
Compreso che a voler essere artista sarei morta di fame e che senza raccomandazioni nessuno mi avrebbe non dico assunto, ma neppure fatto un colloquio, mi sono buttata nei concorsi pubblici e la cocciutaggine con cui mi ci sono dedicata me ne ha fatto vincere uno. Chi lo dice che le materie letterarie non preparano alla vita? Era quella mia curiosità, quella mia primigenia ed entusiasmante, ingorda voglia di imparare che mi faceva vedere bello il diritto amministrativo. Con quale baldanza affrontai quel lavoro d’ufficio! Nulla aveva a che fare con l’arte, ma ho sempre pensato che non conta quello che si fa, conta come lo si fa e io ci mettevo un pezzettino di me, sempre, anche nelle mansioni più burocratiche.
Le faremo sapere
Per trovare lavoro non ci ho messo molto, mi è bastato mettermi a testa bassa. E credevo che lo stesso sarebbe stato con l’arte della scrittura, per la quale ero sicura di essere stata messa al mondo.
Ed è lì che è cominciata la deludente sequela dei “Le faremo sapere” [NdR vabè, qui non mettiamo riferimenti ad altri articoli, fatevi un giro sul blog]. Voci provenienti a vario titolo dal mondo editoriale: case editrici, agenzie letterarie. Ho imparato la grande skill della pazienza. Che è una skill fino a un certo punto, perché a forza di aspettare poi fai parte della tappezzeria, ti consumi come Eco nella caverna, il tuo corpo si scioglie, neanche fosse una pastiglia dell’Alka Seltzer.
Ma, a scapito di tutto ciò, che dava ragione da vendere a chi mi dissuadeva dal sognare ancora sogni di gloria, ho da raccontare un’esperienza positiva in questo rutilante mondo. Me la farò bastare, altrimenti, a volere di più, mi capiterebbe come alla falena che si appiccica alla lampadina. Puzzare di bruciato non è mai stato il mio forte.
Parlare dei santi… ci vuole coraggio
Ho sempre ammirato i santi. Non tanto per la loro bontà. No. Mi piacciono i santi per il loro coraggio. Sono una persona pavida, ho paura di un po’ di tutto. Del buio, delle malattie, di perdere un treno, di domandare il prezzo di una camicetta esposta in vetrina. Di scordare di pagare una bolletta, di essere derubata, uccisa, importunata.
I santi sono quelli che delle paure se ne infischiano. Prendete Pietro! È vero che ha abbandonato Gesù nel momento della prova, ma poi è stato crocefisso a testa in giù e non ha fatto una piega. Le storie dei santi sono esempi di coraggio incredibili. Una schiera di arsi, bolliti, divorati, triturati, di piagati, vulnerati, poveri in canna, malati, pellegrini per il mondo senza arte né parte. L’odore di santità non è di sicuro un profumo di viole.
E quella grandezza umile, che è la vera grandezza, mica quella dei vip e delle modelle! Tommaso d’Aquino poi, tra i santi, ha un posto d’onore, perché possedeva anche una gran capoccia e io ho sempre stimato i geni. Da bambina avrei voluto essere una di loro, non sapevo che geni si nasce, purtroppo, non si diventa.
Il mio metamondo
Scrivere mi ha sempre aiutato, quello della scrittura è un metamondo dove sono l’unica abitante in carne e ossa, gli altri son tutti inquilini fatti di parole. La storia di San Tommaso, un’occasione per fare amicizia con il coraggio e la grandezza, però una storia con poco pepe. Perché bisogna sapere che Tommaso in vita sua non ha compiuto neanche un peccatuccio piccolo come una pulce, e un romanzo, se vuol essere letto, ha bisogno di condimento, voi mi capite.
Ecco allora che ho pensato a un espediente letterario. La straordinaria storia di Tommaso vista con gli occhi di un uomo comune, uno un po’ disgraziato, con l’anima appesantita, uno che non sapeva bene dove andare, alla ricerca di un equilibrio, una dimensione. Presa questa decisione, le parole sono uscite dalle mie dita a fiumi. La storia era un flusso calamitato, un qualcosa di così impetuoso che a volte non mi ricordavo né di mangiare né di dormire.
Tra tanto silenzio, una risposta
Quando il manoscritto è stato pronto, circa venti revisioni dopo, ho cominciato a mandarlo per mail alle case editrici. Ed inizia l’attesa, interminabile. In sei mesi un rifiuto, e circa venti silenzi, che vogliono dire sempre rifiuto, ma meno gentile perché ingenuamente e stupidamente continui a sperare ancora. Se è vero che chi semina raccoglie, io dovrei mietere delle sequoie. E invece…
Poi, quando oramai anche la mia memoria da elefante si era rassegnata a scordare di aver mandato via quel romanzo, ricevo una mail dal direttore di San Paolo edizioni. Volevano pubblicare il libro. San Paolo, le mitiche Paoline, la prima casa editrice con cui sono entrata in contatto, grazie a un Vangelo tascabile ai tempi del catechismo! Non ci credevo. Ho pensato a uno scherzo, a una burla. Tanto abituata alle sconfitte, che del successo dubiti, pensi sempre che nelle buone notizie ci sia la fregatura. E invece era tutto vero.
Purtroppo la pandemia ha un po’ falciato via l’erbetta tenera di quel giardino in cui mi sono cullata per un breve attimo, e non vorrei far sviolinate, dato che la mia indole ruvida e burbera è poco incline ai complimenti. Però devo dire che quelli di San Paolo sono stati gli unici a non voler conoscere il mio portfolio, a fregarsene altamente di quante copie ho venduto dei libri già pubblicati e di quanti seguaci ho su Instagram. Loro hanno semplicemente letto il libro, e lo hanno trovato degno. Fine della storia.


Laureata in lettere classiche (greco), da tempo immemore impiegata nella PA, approda al mondo delle biblioteche nel 2018, ricoprendo con orgoglio il ruolo che fu anche di Aristofane di Bisanzio, Hölderlin e Borges. Attiva nel campo dell’editoria, sia al fianco di autori che scrivendo una quantità industriale di romanzi, non tutti pubblicati.
Questa è la storia del libro ‘La bellezza del mondo. Il romanzo della vita di san Tommaso d’Aquino’, scritto da Laura e pubblicato nel 2020. Dopo aver conosciuto Laura, siamo stati incuriositi da questo romanzo e ne abbiamo intrapreso la lettura… questo non è un blog sui libri, ma ogni tanto un consiglio ci sta. Leggetelo, magari troverete il coraggio da santi per lanciarvi nella vostra prossima avventura lavorativa!