Scrivere recensioni per un blog potrebbe sembrare un’esperienza piacevole, anche se non retribuita. Ma cosa succede quando le pretese sono tali da sentirsi quasi bloccati in un lavoro? Stringere i denti o autosabotarsi?
L’articolo di Martina Bianchi.
Perché no? Sembra una bella esperienza. Ecco come comincia la mia disavventura: con il mio solito ottimismo fuori luogo. Durante il lockdown il mio tempo libero abbondava, così per una serie di passaparola generali mi sono proposta come articolista di serie e film di animazione per un blog online (modestia a parte, me ne intendo abbastanza di questo argomento). Per non fare nomi e pubblicità inutile a questo sito, lo chiamerò Recensori Fantastici (e dove trovarli).
I capi redattori di Recensori Fantastici dopo avermi chiesto un articolo di prova scritto e averlo approvato, mi danno il benvenuto nella loro redazione online. Sostanzialmente era un gruppo su Telegram. Ripeto: sembrava una bella esperienza da fare, divertente. Ma due problemi principali iniziano a vedersi da subito. Primo: dovevo scrivere una volta a settimana una recensione di 2000 parole per la gloria, senza essere pagata. Secondo: ho dovuto imparare ad usare il programma WordPress, con il grande aiuto delle loro regole scritte con la nonchalance di chi sa già usare il tutto. In realtà questi due problemi inizialmente li ho ignorati, in quel periodo avevo tempo da sprecare ed impegnare, non mi dispiaceva scrivere ed imparare ad usare un programma.
A un certo punto, qualcosa cambia
Concluso il lockdown, trovo un lavoro e a quel punto iniziano i problemi. Il tempo da dedicare gratuitamente alla redazione di Recensori Fantastici diminuisce drasticamente e si arriva alla fatidica richiesta ad uno dei capi redazione: “Posso consegnare la recensione in ritardo questa settimana visto che ho poco tempo con il lavoro?” “Il tuo giorno di consegna settimanale è il venerdì.” Questa risposta mi spiazza.
Ricapitoliamo per bene tutti insieme: recensivo gratuitamente, le recensioni erano almeno di 2000 parole, WordPress mi portava via per pubblicare almeno 40 minuti a volta e a quanto pare i capi redazione avevano la stessa empatia di un comodino. Una qualsiasi altra persona, forse più normale di me, avrebbe lasciato con grande gentilezza l’avventura impegnativa e gratuita. Ma la sottoscritta orgogliosa e presa dall’impeto rivoluzionario contro l’ingratitudine, decide di fare tutt’altro. Inizia così il mio declino di impegno nei loro confronti: “Vista la loro scarsa riconoscenza non spenderò poi più di tanta attenzione nei loro confronti.”
E con questo mantra comincio ad auto-sabotarmi in attesa che loro si stanchino di me. Era diventata una questione di principio, gli avrei fatto perdere tempo nelle correzioni e con i miei ritardi sulle recensioni. Magari, pensavo, si sarebbero resi conto di che cosa vuol dire impegnarsi e spendere tempo senza avere mai un riconoscimento. Non credo che abbiano capito le mie intenzioni e alla fine “per divergenze di interesse” ho dovuto lasciare la redazione online, o semplicemente uscire dal gruppo Telegram. Vedetela come preferite.
Una prossima volta valuterò meglio se l’impegno da metterci vale veramente l’esperienza.


Martina Bianchi
Martina, 25 anni. Età che vive in parte con le abitudini di una pensionata schifando buona parte degli esseri umani e il loro comportamento; e in parte come Peter Pan che esulta per il nuovo cartone animato mentre i suoi conoscenti si sposano. La via di mezzo non c’è. Anche perché se avesse deciso di essere una persona moderata, gran parte delle situazioni assurde in cui si ritrova non le capiterebbero. Fra i molteplici interessi quello di ricordare una moltitudine di informazioni inutili, ma i nomi degli studenti a cui insegna li confonde ancora.
Dopo le recensioni, Martina si è dedicata a un nuovo progetto che abbiamo raccontato nell’articolo “L’ascesa di una nerd”, sul suo progetto NippoNotes.