Quando alla corte dell’imperatore Domiziano giunge un gigantesco rombo pescato nel Mar Adriatico, si inscena un tragicomico siparietto tra i massimi esponenti della cosa pubblica romana per decidere come cucinarlo. Da questo episodio della Satira IV di Giovenale, prende spunto il nostro autore Piero De Rosa per descriverci, dall’alto della sua esperienza nella PA, l’inutile macchinosità della burocrazia italiana.
Un articolo di Piero De Rosa.
Né il rombo dei motori di un’auto sportiva nuova di zecca, né una forma geometrica di quattro lati,
tutti della stessa lunghezza. Volendo parlare delle criticità che affliggono la Pubblica
Amministrazione del nostro Paese – che, tra l’altro, incontro quotidianamente nella mia attività di
consulente legale nel settore pubblico, – il pensiero del lettore collegherebbe immediatamente la
parola “rombo” a quella frenesia di “fare” che dovrebbe connotare positivamente l’agere pubblico
secondo una prospettiva di massima tempestività dell’intervento e di massima efficienza e
produttività, propedeutica agli obiettivi da realizzare. Tuttavia, il rombo a cui mi riferisco è quello più modesto del pesce di mare che spesso viene imbandito al forno sulle tavole delle famiglie italiane.
Buropazzia: la lentezza della cosa pubblica
Tu lettore, allora, ti chiederai cosa c’entri il pesce-rombo con l’attività della Pubblica Amministrazione e, soprattutto, con quei principi di imparzialità, buon andamento e miglioramento dell’efficienza che dovrebbero contraddistinguere l’azione e il sistema dei pubblici uffici nel perseguimento dell’interesse collettivo.
Come dicevo, a un certo punto della mia vita professionale, ho avuto diversi incontri ravvicinati con il più terribile dei mostri che ci governa: la Pubblica Amministrazione.
Lavorando all’interno di una realtà pubblica, infatti, mi sono reso conto di tutte le sue carenze: dai
tempi lunghissimi per prendere una decisione (in realtà, spesso scontata) da parte della dirigenza
ad un eccessivo formalismo delle procedure da adottare, dalla loro lentezza (dovuta anche ai
continui incontri in videocall fini a sé stessi) ad un personale ormai prossimo alla pensione,
prevalentemente privo di conoscenze digitali ed informatiche e con nessuna voglia di aggiornare le
proprie competenze. Inoltre, un impiego spasmodico di moduli, formulari e corrispondenza non veramente necessari che accresce il costo delle stesse procedure e complica la vita a chi quei moduli li deve riempire. Queste esperienze mi hanno costretto a misurarmi con le logiche, le leggi, il funzionamento e il malfunzionamento di una “macchina” pensata (principalmente) per stare ferma.
Tutte le volte che ho discusso di Pubblica Amministrazione con qualcuno che non ne fa parte e non ne conosce i meccanismi interni, arriva sempre uno sbuffo di insofferenza, un’alzata di sopracciglio e la
considerazione che tanto i dipendenti pubblici non fanno mai una cippa di niente.
Si natura negat, facit indignatio versum
Chi ha studiato la letteratura latina sui banchi del liceo, conoscerà sicuramente l’attività poetica di
Giovenale e delle sue opere basate sulla tecnica dell’indignatio quale stratagemma di denuncia
rivolto non tanto contro gli individui, ma contro i vizi e la corruzione che affliggevano la Roma del
suo tempo. Il nostro rombo diviene il protagonista indiscusso nella satira numero IV e rappresenta lo spunto per attaccare ferocemente la corte imperiale e denunciare come il potere si soffermi troppo
spesso ad affrontare tematiche futili, non occupandosi, al contrario, di problemi molto più
importanti e decisivi per il popolo.
Il rombo della decadenza
Il punto su cui si discute è, infatti, come cucinare un enorme e gigantesco rombo pescato nell’Adriatico e donato all’imperatore Domiziano che, per le sue notevoli dimensioni, crea problemi di cottura, vista la mancanza di una pentola abbastanza grande da contenerlo interamente.
Domiziano convoca così il consilium principis, cioè la cerchia dei suoi consiglieri più fidati che
dovevano guidare il principe sulle questioni più delicate e complesse. La sproporzione tra la
solenne importanza del consesso e l’inconsistenza della decisione da prendere genera un
movimento parodico che affoga nel ridicolo la corte imperiale, fino a che l’imperatore decide di
convocare nientedimeno che il supremo Consiglio di Stato, vale a dire l’unico istituto di Roma
ritenuto all’altezza di decidere come l’enorme rombo dovesse essere cucinato per essere degno
delle auguste ganasce dell’imperatore.
«Argillam atque rotam citius properate»
Tra i senatori si formano varie correnti di pensiero e si discute solennemente la questione, proponendo le soluzioni più disparate, addirittura sostenendo che il rombo sia un monstrum foriero di presagi che annuncia un grande trionfo per l’augusto padrone di casa. Alla fine, contro il parere degli illustri senatori che proponevano di fare a pezzi il pesce, vince l’opinione del gastronomo Montano che proclama il rombo tanto maestoso da meritare la costruzione di un apposito tegame in terracotta, trovando finalmente l’approvazione dell’imperatore che scaccia in malo modo il consesso supremo e stabilendo che, per evitare simili inconvenienti per il futuro, alla corte sarà annessa una squadra di vasai. La parodica seduta, indetta non per importanti questioni di stato ma per puri motivi gastronomici, rivela così il degrado di un’istituzione antica come il senato, costretto per paura di Domiziano a simili umiliazioni.
Buropazzia II: la complessità dell’inutile
Proprio la costruzione satirica dell’episodio narrato da Giovenale mi permette di sottolineare quei caratteri che, ai nostri tempi, contraddistinguono l’azione della Pubblica Amministrazione italiana.
Nella mia esperienza da legale ho incontrato dirigenti, funzionari, impiegati pubblici di varie
appartenenze scoraggiati dalla rigidità di procedure sempre più dettagliate, da montagne di carte
tra cui districarsi (quale digitalizzazione?) e da manuali da seguire pedissequamente. Se, da un
lato, ho constatato che si ritiene inutile il confronto (tranne quello di facciata) in quanto le
procedure si presentano piuttosto standardizzate, per contro, i funzionari vengono sviliti da questo
comportamento e sono portati ad assumere un atteggiamento rinunciatario, perdendo di entusiasmo o sguazzando in questa situazione di immobilismo burocratico.
Le scelte politiche degli ultimi anni si sono rilevate incapaci di costruire una Pubblica Amministrazione efficiente e tempestiva e, nel tentativo forse troppo ottimistico di “farla ragionare”, l’hanno ingabbiata e svilita in rigidi schemi di norme e regole da seguire pedissequamente, ignorando il fine ultimo che essa deve perseguire, vale a dire il bene della collettività.
Il rombo della burocrazia italiana
Formalismi, richieste di informazioni e di dati che già sono in possesso dei pubblici uffici, rigidità
incomprensibili, risultati paradossali, precetti illogici che non conoscono minimamente la materia
che pretendono di normare, hanno creato un’Amministrazione inefficiente che si ripercuote
negativamente sui cittadini e sulle imprese. Come gli ampollosi senatori si perdono nelle loro
dispute e cerimonie e per il popolo non fanno nulla, così il poco accorto funzionario perde di vista
l’interesse pubblico, sepolto sotto la mole di carte della burocrazia italiana.
Le procedure farraginose della Pubblica Amministrazione, allora, sembrano essere una “Idra dalle
mille teste” che spuntano moltiplicate ogni qualvolta se ne taglia una con una nuova legge che si
propone di semplificare l’attività amministrativa, rimanendo i cittadini costantemente ostaggi di
regole e procedure terribilmente complesse e fini a sé stesse. È il potere delle chiacchiere, il
potere carsico della dirigenza pubblica, che appare evidente nel consilium principis dell’imperatore:
sapere tutto di cose futili, ma smarrire l’essenziale.

Piero De Rosa
Autore di numerose pubblicazioni giuridiche sui temi del Diritto Civile, del Diritto delle nuove tecnologie e del Diritto Pubblico, con particolare riguardo alle attività e alle
funzioni delle Pubbliche Amministrazioni. Ha maturato importanti esperienze professionali in collaborazione con la Pubblica Amministrazione, nonché di formazione e aggiornamento continuo tra Londra e New York,
dedicandosi principalmente ad attività di ricerca accademica e di consulenza legale. Svolge attività di assistenza e consulenza legale per i privati e per la Pubblica Amministrazione.