Quando ci piace il nostro lavoro, è facile ritrovarsi a pensare: “Lo farei anche gratis”. State attenti però, perché se lo pensate troppo forte qualcuno potrebbe sentirvi. Soprattutto se lavorate per lo Stato!
L’articolo di Gabriele Chincoli
Ho affrontato Lettere e la magistrale di Italianistica con un obiettivo: diventare un insegnante di letteratura e di storia. Era il mio sogno, il mio traguardo da raggiungere, la calda luce abbagliante in fondo al delirante tunnel che è stato per me (e per quelli che hanno frequentato insieme a me) l’università.
Essere dall’altra parte della cattedra. Non quello che impara, ma quello che insegna. Non quello che dorme sul banco, ma quello che si siede sulla cattedra e tira i gessetti contro coloro che si appisolano.
Daje ragazzi, ve lo spiego io Dante, vedrete che con me vi piacerà e queste ore voleranno!
Gabriele nel mondo delle MAD
Appena laureato mi sono lanciato con le MAD (e qui la mia storia è molto simile a quella di Michela), iniziando con supplenze brevissime, ora qui, ora lì, ora di questo, ora di quello. E in tutto questo caos… mi sono sentito a casa.
Volete che vada a 50 km da casa mia a sostituire un docente in un paesino tanto piccolo e lontano che nessuno l’ha mai sentito prima? Corro. Vi serve un tappabuchi in una maturità? Eccomi. Dobbiamo stare in giacca e pantaloni lunghi per 5 ore al giorno con 42 °C e un solo ventilatore per tutta la stanza? Mi offro volontario.
Perché ho sempre vissuto l’insegnamento come una missione, qualcosa che si fa a prescindere e nonostante tutto, un richiamo a cui non ci si può sottrarre. Tant’è che un sacco di volte mi è capitato di dire qualcosa che assomigliava a: “Questo lavoro è fantastico! Lo farei anche gratis!”
Devo averlo detto un po’ troppo forte e lo Stato m’ha sentito.
Impiegato presso: Scuola Bruce Wayne
Infatti a novembre 2020 sono stato contatto in una scuola secondaria di primo grado che chiameremo “Scuola Bruce Wayne”. Alla Bruce Wayne avevano bisogno di un insegnante per due giorni: ho accettato di buon grado, perché insegnare è divertente anche per periodi così brevi, così ho infilato La locandiera dentro lo zaino e sono andato. Tutto regolare.
La settimana successiva la Bruce Wayne mi richiama: il docente che avevo sostituito mancherà anche tutta la settimana successiva, quindi se sono disponibile il posto è mio. Fantastico.
Siccome il primo contratto che mi avevano fatto durava solo 2 giorni, me ne viene preparato un secondo che copre la settimana extra. Così torno tra i banchi più carico che mai, pronto a dare il massimo per quei ragazzi, convinto di avercela fatta a raggiungere il sogno, quello di trasformare una passione in lavoro.
C’è solo il problema che lo stipendio degli statali arriva alla fine del mese successivo, ma si tratta di una quisquilia, un’inezia, tanto: “Questo lavoro è fantastico! Lo farei anche gratis!” Ecco.
Arriva dicembre, che comincia con il piede giusto perché un’altra scuola, la “Tony Stark”, ha bisogno di un supplente: non si sa per quanto, ma si comincia subito e con un orario molto fitto, con 8 classi diverse. Il primo giorno mi presento e mi comunicano che avranno bisogno solo dal 2 al 5 dicembre, una cosa di pochi giorni, ma a me va bene tutto e prendo servizio. L’ultimo giorno mi chiamano in segreteria, dove mi spiegano che la persona che sto sostituendo probabilmente non tornerà il 9, ma che non me lo sanno dire ora; il 9 mattina mi chiameranno per dirmi se dovrò presentarmi a lavoro.
Oh beh, se non si può fare diversamente, che senso ha lamentarsi? Così passo i giorni tra il 5 e l’8 a preparare delle lezioni senza sapere se effettivamente le avrei potute fare. D’altra parte, non potevo certamente presentarmi a mani vuote: quei ragazzi avevano già perso abbastanza giorni di scuola, avevano bisogno di recuperare velocemente, non di buttare via altro tempo.
Ma mi chiameranno? Non mi chiameranno?
La proroga
Mi hanno chiamato. Nuova proroga: posso fare lezione fino al 12, poi basta. Il 12 mi hanno esteso i giorni fino al 17, poi fino al 19 e il 21 mattina, alle 8:00, la Tony Stark mi chiama a casa per domandarmi di coprire il collega fino al 23.
E in tutto questo avevo una sola domanda: ma la firma sul contratto quando la metto? Cioè lo farei anche gratis, ma almeno con un pezzetto di carta a rassicurarmi! Perché alla Tony Stark un contratto non l’ho mai visto. Problemi di organizzazione, lo Stato, il Ministero, gli alieni…
Finisce dicembre e inizia gennaio: lo Stato mi accredita lo stipendio solo del primo contratto di 2 giorni, mentre il secondo resta non pervenuto. Alla richiesta di spiegazioni alla Bruce Wayne mi spiegano che loro la domanda l’hanno già inoltrata, ma è la Regione che ora deve erogare i soldi, cosa che fa ma non in maniera continua. A tranche. Mi dicono anche che sono fortunato, perché diversi miei colleghi devono ancora vedersi approvato il pagamento, mentre il mio ha già superato questo ostacolo. E infatti mi sento fortunato. Un sacco.
Sentirsi fortunati… lo farei anche gratis?
Perso nei miei pensieri, il 9 gennaio vengo richiamato dalla Tony Stark: i miei contratti sono pronti! Così balzo sulla mia vettura e mi reco nuovamente all’istituto, distante solo 25 Km, per firmare i contratti di assunzione del mese precedente. E lo stipendio? Eh, caro mio, Lei è già fortunato ad avere i contratti firmati, che qua ci sono colleghi stanno ancora aspettando i propri. Sono il re dei fortunati.
Sulla strada del ritorno mi fermo a far benzina. Al distributore pago con i contratti firmati, lascio la mancia in fortuna, quindi rimonto in auto e nel mentre mi arriva una chiamata da una scuola: se sono libero da domani c’è bisogno di un insegnante alla “Scuola Wade Wilson”. Accetto.
“Questo lavoro è fantastico! Lo farei anche gratis!”
Gabriele Chincoli
Gabriele ha deciso che la laurea in lettere non era una croce abbastanza grande da portare, così si è scelto un triplice martirio: l’insegnamento a scuola come mestiere, il volontariato in montagna come hobby e il gioco di ruolo come passione.
Quindi ha il portafoglio vuoto, ma sorride sempre.