“Che cosa so fare?” è la tipica domanda che attanaglia gli umanisti dopo anni passati sui tomi universitari. So scrivere, si è risposta la nostra autrice, inconscia di quello che avrebbe significato davvero diventare una redattrice freelance. La soluzione? Rispolverare vecchie doti da ricercatrice e consolidati metodi di lavoro.
L’articolo di Altea Villa
Ed eccoti a respirar ossigeno vero, non quello catacombale degli archivi ricco di spore: gli starnuti si sprecano. Gli occhi faticano ad adattarsi a un mondo di colori, non tutto appare seppiato come nelle biblioteche in cui l’uso della luce elettrica è sapientemente razionato.
La gobba duole: dopo anni trascorsi a piegarsi sui tomi nelle aule studio la posizione eretta non è confacente al passo veloce e brioso degli appartenenti alla specie Smart Urbanis. Eppur alla tenera età di 35 anni dovrai pur guadagnarti il pane: sei molto giovane, certo, ma è arrivato il momento di fare il grande salto.
E Lei di cosa vorrebbe occuparsi?
Qualche notte d’insonnia è causata dalla domanda: «Che cosa so fare?». Leggere 100 pagine all’ora non appare più un punto di forza, né tantomeno la quantità di date che si sono memorizzate. Pensa e ripensa, un timida riflessione si affaccia alla mente: e se tentassi di farmi retribuire per qualcosa che ho sempre fatto per una cesta di calorosa gratitudine?
Correggere bozze: sì, certo! Una scintilla di genio che non è ancora affievolita porta alla conclusione che questa sarà la strada meno scioccante da percorrere per il sentiero di recupero e reintroduzione nella società che si è appena intrapreso.
Si chiede e si richiede, la fortuna non sembra inizialmente graziarti, poi la luce: correzione bozze di un settimanale di enigmistica. Si fatica ad abituarsi ai toni sgargianti dei pdf, dopo anni passati sull’optical delle riviste accademiche, ma a poco a poco i font più disparati appaiono frizzanti quanto un aperitivo su una terrazza al tramonto (come visto in qualche film) e ci si lascia trasportare dal giubilo dai primi denari guadagnati in ritenuta d’acconto.
Il salto: catenazza al collo e pelliccia rosa in ecopelle
Dopo un annetto a correggere bozze l’ambizione comincia a mordere le flaccide carni e si avverte quel friccicorio che ti porta a pensare: voglio di più, voglio di più… E quindi rieccoti a cogitare su quali mirabolanti prospettive di carriera ti potrebbero aprire le porte di un guadagno lordo annuo maggiore di 5.000 euro, forse l’apertura di una partita IVA.
Si potrebbe scrivere, orsù, quante volte lo si è fatto?
Recensioni, indici dei nomi e dei luoghi, bibliografie, saggi, due tesi di laurea e una di dottorato… direi a un passo da Umberto Eco. Nella vita bisogna lanciarsi, sì. E pronto è il primo incarico da redattrice freelance (un termine molto giovane e anglosassone che indica la totale mancanza di previdenza sociale e il rimaner confinati nella propria camera da letto con un portatile come da adolescente). Le ricette. Non importa se non sai cucinare, non importa se sei vegetariana dall’età di 13 anni e non hai mai cotto una bistecca. Via!
Ma le ricette non si possono copiare, assolutamente, ed eccoti quindi ad applicare la prima delle tue tante qualità da ricercatrice. Non più in una biblioteca nazionale ma nella vecchia cucina dei tuoi, in mezzo a polverosi ricettari di tua nonna datati 1948 in cui grande uso si fa di burro, strutto, lardo… Ma tu non demordi, ormai ti sei lanciata fuori dalla comfort zone ed eccoti a snocciolare piatti rielaborati per il nuovo millennio. Sei una redattrice freelance ma ti senti una trapper, praticamente, totalmente in sintonia con i giovini rampanti professionisti. Infatti sei inquadrata come junior, anche se veleggi per gli “anta”.
La scia del successo, ma non mi sono montata la testa
Dopo il grande successo dell’Artusi 2.0 eccomi a scrivere alla velocità della luce articoli su articoli sugli argomenti più disparati: combattere la cellulite con il latte di soia, preparare a casa smalti fluo per le unghie dei piedi, come cucinare eseguendo fino a 100 squat… Non ci sono limiti al tuo genio, poiché la totale ignoranza su qualsiasi “hot trend topic” del momento ti costringe ad applicare l’unico metodo che tu abbia introiettato in anni: leggere, studiare, selezionare le informazioni importanti, rielaborarle, scrivere.
Come dicono i tipi tosti: «Toooop!».

Altea Villa
Dottore di Ricerca in Storia Contemporanea. Redattrice, si occupa in modo particolare di progetti editoriali per l’infanzia. Il frutto delle sue fatiche lo trovate (anche) qui: www.alteavillawriting.com