impiegati e contenti cronache del tempo indeterminato

Non sono molte le fiabe che si concludono con un contratto a tempo indeterminato, ma d’altronde i fratelli Grimm che ne sapevano di contributi previdenziali e mutui a tasso variabile? Sono passati tre anni da quando la nostra quotidianità si riempiva di ‘le faremo sapere’ e non possiamo fare a meno di ritrovarci cambiati nel frattempo (insieme alle nostre caselle @gmail): oggi – chi più chi meno – nella redazione iniziamo a stringere fra le mani modeste certezze professionali e sentiamo di aver compilato un catalogo piuttosto esaustivo di esperienze dalla galassia umanistica. Dunque finisce qui la nostra avventura?

No, perché da bravi letterati ossessivi ancora una volta ci dobbiamo fermare a riflettere e (forse) s’incrina il lieto fine.

Cresciuti nel disneyano mantra de ‘i sogni son desideri di felicità’, con l’età adulta realizziamo che quel canto è intonato da una collaboratrice domestica, verosimilmente pagata a voucher. Non che la magia si spenga, perché c’è sempre qualcosa che vibra nel cuore per la voce fiabesca della Brancucci, ma anno dopo anno s’insinua quella malinconica consapevolezza che la vita ha le sue strade, fatte di bivi, buche e accomodamenti. Asfaltate solo in rari periodi, come sotto elezioni amministrative.

Il vento nuovo del blog

Un po’ più vecchi, un po’ più maturi, un po’ più disillusi, abbiamo accumulato un numero sufficiente di storie di autoanalisi, memorie difensive, crisi esistenziali e orgogliose rivendicazioni delle proprie scelte. Possiamo confessarvi di aver archiviato il tutto in una cartella intitolata ‘cahiers de doléances’. Quel frammento di mondo ormai è coperto e francamente ci basta! Ci siamo specchiati in queste storie e, nonostante l’apparente somiglianza, abbiamo scelto di non riconoscerci più in un modello di umanista perennemente insoddisfatto.

Di qui il silenzio degli ultimi mesi. Alle fronde dei salici abbiamo appeso le nostre cetre, in attesa che un vento nuovo ci riscuotesse… non abbiamo aspettato poi così a lungo.

Ci siamo incontrati, siamo usciti dalla nostra zona di comfort e il fuoco si è riacceso. Fondamentalmente da un momento di competizione (vissuto a Festivaletteratura) è ripartito lo spirito che ci animava quando abbiamo cominciato. Come a dire che si cresce, ma si resta un po’ bambini. C’è però qualcosa che deve cambiare, per non ritrovarsi a vivere un mondo che non è più il nostro e far la figura del Cavaliere su TikTok.

Una maturità in stile Pixar

Guardiamo al futuro con pochissime convinzioni, ma forti di quanto imparato da decine di colleghi. Cosa diventa oggi Le Faremo Sapere? In sintesi, il nostro universo Pixar più che Disney. Un luogo dove continuare a coltivare i sogni, con la consapevolezza che anche se un roditore presenta spiccate doti culinarie, arriverà comunque il NAS del mondo animato a imporre le minime condizioni igieniche. Un luogo dove i sogni son desideri di diversità e in quanto tali vanno trattati con cautela.

Allora continuiamo a fare quello che ci piace, cioè guardare un tempo sempre più complicato, confuso e incerto con lo sguardo di chi ha seguito Ulisse per l’alto mare aperto. Cosa importa se ci si sofferma su un colloquio professionale, la fattispecie del contratto a tempo indeterminato applicato nel vostro ufficio o l’ennesima crisi linguistica a colpi di asterischi e pronomi politicamente scorretti, sugli inganni di un feed color caffellatte o sul difficile incedere delle nuove leve nel labirinto della scuola?

C’è una prospettiva che donano i classici, che forse è l’unica vera eredità concessa dai nostri studi, in un altrimenti deludente testamento accademico.

Lenti a tempo indeterminato

Finalmente sentiamo la libertà di applicare questa prospettiva ad altre storie. Ora sappiamo che le avventure degli umanisti non finiscono col tempo indeterminato, anzi forse è proprio allora che cominciano a farsi interessanti. Soprattutto, scegliamo di continuare a lavorare col nostro ‘ritmo lento’. Che non significa più pubblicare una volta la settimana e fregarsene degli algoritmi dei social. 

Sul polso di una nostra alunna delle superiori, durante l’ultima verifica di letteratura italiana, abbiamo intravisto in un arioso corsivo il motto festina lente. Ed ecco che il santo protettore dei laureati in lettere, Italo Calvino, è piovuto nella nostra fantasia. Il ritmo lento è la mediazione con le nostre vite piene di scadenze, è la ricerca delle storie che ci hanno fatto sentire orgogliosi di questo progetto, è l’accettare che un lettore attento è più prezioso di cento cuoricini mercenari.

Per chi ci segue da un po’ di tempo, non è un segreto il sogno di ricchezza per la sola forza delle nostre penne. Forse non accadrà mai, forse conquisteremo un’ospitata ai Soliti Ignoti. Giunti a questo punto, a noi va bene assecondare gli avvenimenti, perché abbiamo capito che le svolte avvengono anche per caso.

Vi faremo sapere. Intanto continuiamo a scrivere così, impiegati e contenti.

Redazione
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