Esiste una linea rossa che unisce diritto e lettere classiche in maniera più profonda dei brocardi o dei mutatits mutandis? Abbiamo chiesto a una laureata in giurisprudenza di raccontarci il suo sogno di diventare una bibliotecaria/archeologa, cosa sia successo nel mezzo e come abbia trovato la sua dimensione. Oggi inauguriamo la categoria “Volevo fare l’umanista”.
L’articolo di Clarissa Tomiolo
Non saprei dire in quale momento preciso mi sono appassionata alla letteratura, è sempre stata parte di me e il mio principale hobby è da tempo immemore la lettura. Da piccola volevo fare la bibliotecaria (quella del mio paese mi chiedeva consigli su quali libri suggerire agli altri bambini, forse perché mi faceva sentire importante), poi l’archeologa (per Indiana Jones, ripensandoci), o magari prima l’archeologa e poi la bibliotecaria. Possiedo invece pochi libri, cosa curiosa per un lettore incallito, ma ne leggo talmente tanti che non avrei posto dove metterli: ho festeggiato il ventennale di tessera della biblioteca comunale lo scorso luglio, con tanto di lettera arrivata a casa da parte dell’Amministrazione per ricordarmi questo lieto anniversario.
Classiche letture
Ricordo invece con esattezza il momento in cui un verso virgiliano ferì la mia giovinezza, che mi accompagna fino ad oggi: il classicone dei classiconi, ma anche il più musicale di tutti: “paulo maiora canamus” (paulò, assolutamente), dalla IV Bucolica. Ho pensato più volte di tatuarmelo, ma non ho ancora trovato una circostanza adatta, avevo poi optato per un più mite eudaimonia in greco, proprio sul petto, pensando sempre al cuore paziente di Odisseo e sperando che mi desse la forza e il coraggio di intraprendere sempre strade nuove. Ero estremamente romantica e piena di sogni, in quell’età in cui il cielo azzurro ci ride negli occhi e gli uccelli ci cantano nel cuore, ancora avvolti da un manto di illusione di purezza difficile da penetrare.
Poi è stata la volta di Ovidio, il mio sorridente distruttore, che ha preso il posto dei prati ridenti virgiliani. Dopo tutte le prime cotte, arriva sempre un amore più maturo e consapevole. Non saprei dire quanto tempo le Metamorfosi hanno trascorso sul mio comodino, e ancora ne passano, quando nelle notti più buie cerco conforto ed ispirazione in Narciso ed Eco, Bauci e Filemone, Apollo e Dafne.
Colpo di scena giuridico
Questa grande passione pareva presagire un’unica carriera: quella umanistica! Invece, colpo di scena, complici un po’ mamma e papà (che poi ho sempre ringraziato e che già allora mi conoscevano più di quanto io conoscessi me stessa), non senza brontolare (mood perenne) decisi di iscrivermi a giurisprudenza. Ordinamento tradizionale, of course. Niente internazionale né lingue straniere. Diritto nudo e crudo.
La cosa che mi ha sorpreso all’epoca – e a cui ormai oggi ho fatto l’abitudine – è quella di essermi riconosciuta, non senza fatica all’inizio, in una mia dimensione: era proprio la strada giusta per me, perché il diritto è, in fin dei conti, quanto di più legato alla dimensione umanistica della civiltà vi sia.
Cosa è nato prima delle regole? Roma nacque quando Romolo tracciò il famoso solco con l’aratro, delimitando la proprietà privata. Le radici della civiltà sono umanistiche e giuridiche insieme, in un’accezione estrema di fonosimbolismo, che Virgilio – che tanto avevo amato, forse senza comprendere, sigh! – nelle sue opere aveva tradotto in una guida del perfetto agricoltore e pastore, che nulla volevano significare se non dettare regole di condotta (ecco ancora diritto e lettere classiche!).
Non è un pensiero che ho maturato subito, mi ci sono voluti anni per giungere a questa consapevolezza.
Diritto e lettere classiche: la Metamorfosi di un sogno
Nel diritto ho ritrovato infatti un enorme potenziale letterario che mai avrei immaginato, e poi, neanche a dirlo, sono una romanista doc: c’è infatti una forte componente letteraria e religiosa, con cui ho trascorso tutti questi anni da quando ho finito il liceo, quando mi sembrava che ci fosse solo il baratro oscuro nietzschiano ad attendermi al cancello di Via Montanari 9, la cui vicinanza agli “Angeli” non pareva sufficiente a frenare i miei timori di sentirmi fuori luogo.
L’insegnamento che posso trarre dalla mia esperienza di studi e di lavoro è semplice: le passioni non muoiono mai, ma ci guidano sempre nelle nostre scelte quotidiane, come il lampadoforo che illumina la via maestra, e, spesso, i sogni che sembrano a prima vista svaniti, in realtà sono semplicemente cambiati, evolvendosi in qualcosa che su di noi calza a pennello.

Clarissa Tomiolo
Mi chiamo Clarissa Tomiolo, ho 26 anni e vivo in provincia di Verona. Il mio comodino è occupato in stabilmente da due libri (più i vari ed eventuali di turno): le Metamorfosi di Ovidio e il Codice Civile. Sono appassionata di letteratura (classica, soprattutto) e aspiro a diventare notaio (ma nel frattempo collaboro in uno studio legale).
Anima sognatrice in una famiglia di menti contabili, mi piace scrivere e leggere libri di narrativa, ma anche le borsette e le scarpe con il tacco! Per me la migliore vacanza è in Spagna, con tanto sole e tinto de verano.